mercoledì 8 luglio 2009

corpi celesti

In questo giro di giorni ricorre il 40° anniversario del primo allunaggio. Ovunque, alla radio, alla tv e sui giornali è un continuo riferirsi alla luna come al corpo celeste che maggiormente attrae, e ha attratto, la fantasia dell'uomo.
Questo sarà vero per le vecchie generazioni, ma per la mia, è indubbio, Puffetta ha rappresentato una fonte d'attrazione di gran lunga superiore.

il super insetto e la paura della vita

In questi giorni mi trovo in una casa immersa nella più sperduta delle campagne padane. In posti come questi si impara presto a sguazzare anche dentro livelli igienici non propriamente ottimali. Del resto, tener pulito e lindo in stile pavimento della famiglia Napisan un posto come questo, sarebbe un'impresa folle o, per chi volesse provarci, un'impresa che lo farebbe diventare folle in breve tempo. I vantaggi di questa situazione, tuttavia, risultano di gran lunga superiori agli svantaggi. Per prima cosa, è ovvio, mi sto facendo gratis una cura di anticorpi, ma la cosa più interessante è che, quando meno te lo aspetti, puoi fare incontri interessanti e inaspettati con delle creature davvero orripilanti. Poco fa, per esempio, volto la testa verso il muro e, solo pochi istanti dopo, non subito, una bestiaccia enorme, marrone, lunga più di cinque centimetri, con trenta zampacce che se ne stava ferma immobile sul muro davanti ai miei occhi, improvvisamente, si muove. Sarà perché, nella sua perfetta immobilità, in qualche modo, il super insetto era come mimetizzato o, forse, era talmente grosso che il mio cervello non riusciva catalogarlo in quanto tale, resta il fatto che mi sono accorto di lui con relativo conseguente moto di schifo, solo quando il bestione si è mosso. Proprio così, solo quando ha attivato, con una coordinazione degna del migliore tra i batteristi, la sua trentina di articolazioni che gli hanno permesso di percorrere, con uno scatto bruciante, un bel pezzo di quel muro che fino a pochi secondi prima mi ispirava protezione e sicurezza, solo allora mi sono accorto di lui. E allora ho pensato una cosa... no, non ho pensato prendo una scopa e lo stronco, oppure gli verso sopra dell'alcol e poi gli do fuoco e non mi è venuto neppure in mente di aizzargli contro il cane... ho pensato, invece, che è pieno di cose, al mondo, che ci spaventano solo quando si muovono e delle quali, finché stanno ferme, neppure ci accorgiamo. Il movimento però, fino a prova contraria, è un segnale inconfondibile di vita. E perciò mi sono detto, attivando una relazione tra i due dati che, per quanto discutibile, nel mio cervello ha prodotto i suoi effetti: non è che tante volte, inconsciamente, abbiamo paura della vita.
Sarà una stronzata, ma mi è bastato pensarlo per farmi risultare quel mostro, non dico simpatico, ma assolutamente accettabile e inoffensivo. Certo, da morto lo sarebbe stato molto di più, ma il solo pensiero di preferire qualcosa di morto a qualcosa di vivo mi dava il voltastomaco.

P.S.1: qualche minuto più tardi è riemerso dalle tenebre ed è sembrato abituarsi alla mia presenza. Per non farlo agitare ho pensato che anche lui ragionasse come noi e così mi sono mosso il meno possibile per non spaventarlo. Sono stato talmente fermo che un ragnetto mi ha usato come sponda per la sua ragnatela. Ci siamo guardati un intero film insieme. Forse anche lui, contemporaneamente a me, ha prodotto la mia stessa riflessione. Il problema è che adesso siamo bloccati dentro una terribile empasse: se uno di noi due si muove e l'altro si spaventa?
Decido di fare il primo passo e mi muovo io. La ragnatela si stacca e me ne dolgo, del resto prima o poi sarebbe successo. Lui invece non si schioda, resta fermo dov'è, muove soltanto un po' le antenne, come per farmi capire che ha capito. Il sottoscritto, invece, è costretto ad ammettere che se il mio nuovo amico, adesso, facesse uno dei suoi famosi scatti, un po' di tensione ancora me la metterebbe. Ma la mia specie, si sa, è parecchio lenta di comprendonio.

P.S.2: Il ragnetto, nel frattempo, ha ripreso il suo prezioso lavoro poco più in là e ci osserva, con sguardo severo. Sembrerebbe dire: "ma questi due qui non hanno proprio niente di meglio da fare?!"

lunedì 6 luglio 2009

la mia subdola morale

Oggi ho picchiato più volte un gatto adulto che si ostinava a tentare di sodomizzare un cucciolo della sua stessa specie che, ve lo assicuro, non aveva assunto un atteggiamento consenziente. Ho sentito che dovevo aiutare il più debole dei due, che dovevo imporre la mia morale. Ma cosa può, mi sono subito chiesto, la mia subdola morale (che ho esercitato usando a mia volta la violenza e la vigliacca sicurezza di essere più forte), contro l'istinto di animali che di una morale, beati loro, ne fanno volentieri a meno?

nuove intenzioni per estreme dissoluzioni

È davvero troppo che non scrivo sul mio blog. Ho letto da qualche parte che un blog, per essere considerato tale, dovrebbe ospitare almeno un nuovo post a settimana. Nei mesi trascorsi ho fatto troppe cose una appresso all'altra, senza trovare quasi mai il tempo di fermarmi un istante per raccogliere un pensiero sensato su quello che mi stava accadendo o, più in generale, su quello che stava accadendo. Anche se un eccezione è rappresentata da un post che ho scritto su un altro blog e riguarda un viggio di lavoro che ho fatto a New York nella prima metà del mese di maggio. Per chi volesse leggerlo vi rimando al ning del progetto e-logico con cui collaboro.
Adesso questo tempo me lo sono preso, un po' forzatamente se volete, ma me lo sono preso. Il risultato delle mie considerazioni però, non soltanto risulta ancora profondamente incerto e frammentato, ma di sicuro non ha alcun bisogno di essere scritto sotto forma di un post. Inoltre, per aver voglia di pubblicare le mie riflessioni, dovrei io per primo dare maggior credito a quello che penso, ma ultimamente mi convinco poco.
In questi giorni in ogni caso, ho iniziato a scrivere un racconto che dovrà finire con lo spargimento delle ceneri di un uomo nella neve. Saranno le ceneri di un uomo che ha vissuto gran parte della sua vita cercando di aderire, in senso letterale, ovvero tattile, a livello di pelle alle cose del mondo. Quest'uomo ha espresso il desiderio, appunto, che le sue ceneri compiano un viaggio lento e ruvidamente intenso sul piano della fusione, dello sfregamento e del contatto di un corpo con un altro: il percorso della neve che si scioglie lentamente trasformandosi in acqua viva di torrenti che sfregano il loro corpo molle lungo enormi distanze, su un letto di roccia levigato dal tempo.
Così ho pensato che il senso di questo percorso potrebbe utilmente ispirare il senso stesso di questo blog che, del resto, si chiama proprio LE CENERI DI PETTARINI, le mie ceneri, ovvero le tracce ultime, incombustibili e pure, del mio passaggio nel mondo.
Ecco come darsi un compito che renderà ancora più difficile animare questo spazio con una decente continuità.