giovedì 14 gennaio 2010

Le calze supersoniche

Ho aspettato qualche giorno per postarlo anche se avrei voluto farlo fin da subito. Infatti, credo che, quanto meno per il fatto che questo blog porta nel suo titolo la parola "ceneri", sia un luogo dove le parole che ho scritto in memoria della mia nonnina Carmen trovano una dignitosa ospitalità.

Carmen Samari è volata via il 2 gennaio 2010 all'età di 87 anni e le poche righe che seguono sono state lette durante la cerimonia di sepoltura:

Fino all’ultimo momento Nonna Carmen ha tenuto dentro la sua sofferenza, ha fatto di tutto per essere lasciata in pace e per lasciare il resto del mondo in pace. In questo la sua vita è stata coerente fino agli ultimi giorni: una vita di sacrifici e di prove alle quali tutte le persone comuni sono sottoposte e che lei ha dunque vissuto di conseguenza, carica di una rassegnazione dolce, con il sorriso sulle labbra. Si è occupata dei figli, di nonno Mario, della casa, dei parenti, delle poche ma intense amicizie che ha avuto, senza serie velleità di alcun tipo, senza desiderare la luna o sbandierare al prossimo le sue intime gioie e i suoi altrettanto intimi dolori.
È vero “la libertà è partecipazione”, lo ha detto Gaber e in altri termini lo dicono anche i vangeli, ma credo che né l’uno né gli altri, si riferissero con, “partecipazione”, a quell’intruglio incessante fatto di talk show in cui vince chi parla di più e più forte degli altri, alla musica sparata a tutto volume, o a quella spinta incessante a mostrarsi agli altri nei modi e nelle forme più plateali e scandalizzanti della quale siamo tutti testimoni.
Il corpo di nonna Carmen, al contrario, si era fatto negli ultimi tempi sempre più piccolo e leggero. Eppure, evidentemente, ancora non abbastanza per riuscire a volarsene in cielo silenziosa come una piuma. Ma è capitato, l’altra mattina, poche ore dopo il suo ultimo saluto, che avesse bisogno di un paio di calze, per essere decorosamente vestita per l’ultima volta. Sono corso a comprarne un paio, lunghe, nere, da uomo. Si da il caso, che l’etichetta dell’unico paio che mi era sembrato solido e dignitoso, recitava “calze supersoniche!” e sullo sfondo c’era la fotografia di un caccia bombardiere che sfrecciava tra le nuvole. A quel punto le ho comprate a colpo sicuro, non potendo fare a meno di sorridere dentro di me per come la sua morte fosse riuscita a scardinare totalmente il senso di quello slogan tanto fuori luogo, roboante e machista. E ho immaginato che, forse, le mancava solamente quel paio di calze, “le calze supersoniche”, per volarsene finalmente in cielo, a velocità stratosferiche.
E immagino anche che in questo momento sia già atterrata felicemente, abbia inforcato di nuovo gli occhiali e stia facendo le sue parole crociate. Ma, nell’immancabile fotografia al centro del cruciverba che occupa la prima pagina, non ci sono più divi e starlette varie, ci siamo noi, le persone che le hanno voluto bene. O almeno mi piace pensare che questo sarebbe un bel modo di starle ancora vicini.

1 commento:

  1. Carissimo amico mio. Ho visto ora che avevi aggiornato finalmente il tuo blog, e...scopro che è morta una persona a te carissima. Chiamami.Se vuoi. Credo che il post sarà apprezzato dalla sua animula vagula blandula, semmai dovesse essere ancora nei paraggi.

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